Un ricordo personale.
Courtesy of Italo Lupi
È morto Italo Lupi. Amico e maestro, uomo gentile e generoso, progettista colto e intelligente. Per me l’Architetto, come veniva chiamato nel suo studio, non è stato soltanto un maestro nella professione grafica, ma soprattutto un maestro di umanità. Più di ogni altra cosa vorrei dire che Italo Lupi è stato un amico. Ci scambiavano spesso per padre e figlio—più che altro per via del naso. Non ha mai smesso di interessarsi al mio lavoro, chiedermi come stava la mia famiglia, complimentarsi per i miei ultimi progetti. E avrebbe voluto che mio figlio nascesse lo stesso giorno del suo compleanno.
Abbiamo trascorso insieme più di cinquemila ore, seduti a lavorare fianco a fianco. Molto spesso in disaccordo. Io arrivavo al mattino presto, prima di lui, cercando di sistemare tutto il lavoro fatto la sera prima. Poi lui si sedeva accanto a me, disfacevamo tutto quanto e ricominciavamo ogni volta da capo. Come progettisti eravamo molto diversi, io più vignelliano e lui più bulimico, come gli piaceva dire. Eppure è stato proprio Massimo Vignelli—da lì il vignelliano—il progettista grafico che Lupi ha apprezzato di più. Forse è proprio per questo che mi aveva chiesto di riprogettare il suo sito web, sostituirlo più volte negli incontri e ad eventi, acquistare la sua biblioteca, che ho letto e riordinato da cima a fondo, e rilevare il suo studio—cosa che non ho fatto, aprendo invece il mio.
Abbiamo trascorso insieme più di cinquemila ore, seduti a lavorare fianco a fianco. Molto spesso in disaccordo. Io arrivavo al mattino presto, prima di lui, cercando di sistemare tutto il lavoro fatto la sera prima. Poi lui si sedeva accanto a me, disfacevamo tutto quanto e ricominciavamo ogni volta da capo. Come progettisti eravamo molto diversi, io più vignelliano e lui più bulimico, come gli piaceva dire. Eppure è stato proprio Massimo Vignelli—da lì il vignelliano—il progettista grafico che Lupi ha apprezzato di più. Forse è proprio per questo che mi aveva chiesto di riprogettare il suo sito web, sostituirlo più volte negli incontri e ad eventi, acquistare la sua biblioteca, che ho letto e riordinato da cima a fondo, e rilevare il suo studio—cosa che non ho fatto, aprendo invece il mio.
La vista sul terrazzo dello Studio
Lupi che ho avuto davanti agli
occhi ogni giorno per alcuni anni.
Ph. © Nicola-Matteo Munari
Lupi che ho avuto davanti agli
occhi ogni giorno per alcuni anni.
Ph. © Nicola-Matteo Munari
Lupi aveva un grande intuito progettuale e una grande immaginazione. Gli bastava fare uno schizzo di pochi centimetri per sapere già come sarebbe stato il risultato, a volte grande svariati metri.
Dotato di una raffinatissima cultura visiva, gli piaceva rubare le immagini da vecchi libri riutilizzandole in una sorta di ricontestualizzazione dadaista. Un caso su tutti è quello dei famosi angioletti del marchio Fiorucci—angioletti che non provengono dalla Madonna Sistina di Raffaello, come erroneamente scritto anche in questi giorni, ma da una cartolina inglese di epoca vittoriana; una scelta quasi obbligata per un vero cultore della cultura inglese com’era lui.
Impeccabilmente stiloso, Lupi era quasi sempre vestito con una giacca di tweed verde scuro o marrone, una camicia button-down in demin, una cravatta in maglia a righe, un maglione donegal, pantaloni in velluto a righe bianchi, calze rosse oppure viola e polacchini scamosciati marroni. Infilate nel taschino della camicia, spesso macchiato d’inchiostro, teneva sempre alcune penne giapponesi—una nera, una rossa e una verde—con le quali tratteggiava scritte e disegni di una immediatezza sorprendente.
Ecco, più di tutto, Lupi aveva una straordinaria sensibilità per il colore e utilizzava le tinte come un pittore. Ricordo uno dei suoi progetti per un impaginato, tecnicamente impossibile da realizzare, composto da oltre cento inchiostri.
Pochi sanno che era anche un bravissimo fotografo e che avrebbe voluto realizzare un libro intitolato ‘Milano mai vista”, pubblicando le sue fotografie di luoghi sconosciuti della città. Per puro caso, il titolo è lo stesso di un libro per il quale abbiamo poi realizzato la grafica.
Dotato di una raffinatissima cultura visiva, gli piaceva rubare le immagini da vecchi libri riutilizzandole in una sorta di ricontestualizzazione dadaista. Un caso su tutti è quello dei famosi angioletti del marchio Fiorucci—angioletti che non provengono dalla Madonna Sistina di Raffaello, come erroneamente scritto anche in questi giorni, ma da una cartolina inglese di epoca vittoriana; una scelta quasi obbligata per un vero cultore della cultura inglese com’era lui.
Impeccabilmente stiloso, Lupi era quasi sempre vestito con una giacca di tweed verde scuro o marrone, una camicia button-down in demin, una cravatta in maglia a righe, un maglione donegal, pantaloni in velluto a righe bianchi, calze rosse oppure viola e polacchini scamosciati marroni. Infilate nel taschino della camicia, spesso macchiato d’inchiostro, teneva sempre alcune penne giapponesi—una nera, una rossa e una verde—con le quali tratteggiava scritte e disegni di una immediatezza sorprendente.
Ecco, più di tutto, Lupi aveva una straordinaria sensibilità per il colore e utilizzava le tinte come un pittore. Ricordo uno dei suoi progetti per un impaginato, tecnicamente impossibile da realizzare, composto da oltre cento inchiostri.
Pochi sanno che era anche un bravissimo fotografo e che avrebbe voluto realizzare un libro intitolato ‘Milano mai vista”, pubblicando le sue fotografie di luoghi sconosciuti della città. Per puro caso, il titolo è lo stesso di un libro per il quale abbiamo poi realizzato la grafica.
Uno dei tanti gatti che
ci venivano affettuosamente
a fare visita in studio.
Ph. © Nicola-Matteo Munari
ci venivano affettuosamente
a fare visita in studio.
Ph. © Nicola-Matteo Munari
Almeno seicentosessantacinque, invece, sono stati i pranzi che abbiamo fatto insieme, forse il mio momento preferito, quello in cui il rapporto di lavoro diventava di vera amicizia. Innumerevoli sono state infatti le chiacchierate condivise in quei momenti e le storie raccontate sulla progettazione grafica, il cinema, l’arte, l’architettura, la fotografia, il design, la letteratura, ma anche la politica, il gossip, la moda, l’editoria, il cibo, il vino, la famiglia e altro ancora. Strano a dirsi per due persone nate a più di mezzo secolo di distanza, ma avevamo gli stessi gusti.
Sicuramente molti lo hanno conosciuto meglio, prima e più a lungo di me—Lupi è stato amico generoso di moltissime persone—ma non credo siano stati in molti ad aver avuto la fortuna di poter condividere così tante passioni in così tanti momenti trascorsi da soli insieme a lui.
Ho conosciuto Lupi dietro le quinte, per così dire, e posso affermare che è stato un vero esempio di intelligenza, eleganza e understatement. Mi ha fatto molto ridere, mi ha fatto molto arrabbiare e, ora che non c’è, più mi ha fatto anche piangere. Ma più di ogni altra cosa mi ha insegnato, non tanto la progettazione grafica, ma la professione del progettista grafico e l’umanità necessaria a svolgere con coscienza, passione e intelligenza il proprio lavoro ogni giorno.
© Nicola-Matteo Munari
Prima stesura,
Giugno 2023
Sicuramente molti lo hanno conosciuto meglio, prima e più a lungo di me—Lupi è stato amico generoso di moltissime persone—ma non credo siano stati in molti ad aver avuto la fortuna di poter condividere così tante passioni in così tanti momenti trascorsi da soli insieme a lui.
Ho conosciuto Lupi dietro le quinte, per così dire, e posso affermare che è stato un vero esempio di intelligenza, eleganza e understatement. Mi ha fatto molto ridere, mi ha fatto molto arrabbiare e, ora che non c’è, più mi ha fatto anche piangere. Ma più di ogni altra cosa mi ha insegnato, non tanto la progettazione grafica, ma la professione del progettista grafico e l’umanità necessaria a svolgere con coscienza, passione e intelligenza il proprio lavoro ogni giorno.
© Nicola-Matteo Munari
Prima stesura,
Giugno 2023